46Vie e il Picchio

Protagonista di miti e leggende, emblema di Regioni e Città, sacro per molti popoli, simbolo di fedeltà, di attaccamento alle radici e alle tradizioni, di stabilità, tenacia e ospitalità, fin dall’antichità il Picchio ha suscitato rispetto e ammirazione.

Posto sul ramo di Via Pico, alle radici del suo nome, con il ritmo del suo picchiettare costante, il Picchio 46Vie, nell’incantevole xilografia artistica su tela creata da Insetti Xilografi, vuole tenere accese le coscienze e suggerirci la perseveranza necessaria per superare gli ostacoli e le imprese più difficili.

E il suo ritmo ci accompagnerà lontano…

Passare a salutarlo porta bene!

Secondo Ovidio il picchio verde era originariamente un uomo affascinante di nome Pico (Picus), re dell’Ausonia, figlio di Saturno e fondatore di Albalonga, che aveva sposato la ninfa Canente, figlia di Giano e della ninfa Venilia.
Durante una battuta di caccia, vestito con un mantello di porpora fermato sulla sommità da una borchia dorata, lo vide Circe, figlia di Elio e di Perseide, che scendeva dal monte a lei intitolato (il monte Circeo) e se ne invaghì.
Isolatolo dai compagni di caccia grazie al ricorso alle sue arti magiche, Circe gli apparve e gli dichiarò il suo amore, ma Pico la rifiutò dichiarandosi fedele alla moglie Canente.
Infuriata, la maga lo trasformò in un uccello, che di lui mantenne il nome (nella sua forma diminutiva: piculus), i colori del mantello (la testa del picchio è rossa e verde) e della borchia (il collo dell’uccello è dorato).
(Metamorfosi, 14: 320-434)

E poiché Pico era stato anche un augure (sacerdote dell’antica Roma che aveva il compito di interpretare la volontà degli dei) il picchio era considerato un uccello molto importante per gli auspici, antica pratica divinatoria basata sull’osservazione del volo degli uccelli.